Schermata 2020 07 14 alle 11.30.36 1372x680 - MARIO MAURO: IL PRIMO PRESIDENTE

MARIO MAURO: IL PRIMO PRESIDENTE

Camelot, la società sportiva da cui trae radici Bracco Atletica, è nata il 27 novembre del 2000 nell’ufficio di Mario Mauro, il primo presidente che unitamente a Franco Angelotti e Stefano Maiandi firmò l’atto costitutivo.

La carica di parlamentare europeo portò Mario Mauro dopo pochi mesi a ricoprire un ruolo importante nella Commissione Sport dell’Istituzione continentale e passò quindi l’anno successivo il testimone all’attuale presidente Franco Angelotti.

Lo abbiamo incontrato, ne è nato un lungo ed interessante racconto

E’ un ricordo vivo – afferma – la scelta del nome non fu causale. Venivo da un viaggio nel Sudan paese martoriato dalla guerra civile. Avevo visitato un villaggio appena attaccato dalle milizie che avevano provocato molti morti. Arrivato per cercare di  familiarizzare con la popolazione ho proposto ai più giovani gesti semplici come giocare a pallone o correre, ma tutti rifiutavano. La spiegazione è stata molto amara, nessuno voleva muoversi perchè avevano paura di finire sulle mine anti uomo che erano state seminate a migliaia nei campi attorno ai villaggi. Mi sono attivato per consentire la vita quotidiana e la pratica sportiva in sicurezza; questo si è potuto realizzare grazie a programmi sostenuti dall’Unione Europea e ad altri soggetti internazionali che hanno contributo a sminare la zona. E’ nato un luogo dove ci si sentiva più liberi di perseguire un ideale e questo villaggio abbiamo voluto chiamarlo Camelot, un luogo che nella letteratura vede i cavalieri della tavola rotonda liberi dalla tentazione e dal pericolo del male, come appunto, le mine anti uomo e potessero perseguire i propri obbiettivi e crescere dando un senso alla propria vita.

Questo è il racconto sulla scelta della denominazione del club.

Abbiamo costruito con Franco Angelotti un tipo di società che non a caso nel tempo è diventato un punto di riferimento anche per persone che hanno avuto complessi percorsi di vita, Camelot nasce con l’ideale di mettere a disposizione di una generazione un luogo che coniughi il meglio di ciò che promuove la pratica sportiva con il meglio di ciò che propone il vivere un grande ideale e i risultati si sono visti. Questa storia nel tempo ha conteggiato una massa di ragazzi sempre più grande, il nome del club è poi cambiato con l’avvento degli sponsor, ma l’intuizione originaria ed i valori sono gli stessi.

Il tuo rapporto da giovane con l’atletica?

Un passato che è un tutt’uno con la mia crescita umana e con le speranze di un giovane cresciuto al sud che ha sempre visto nello sport uno dei pochi strumenti di promozione sociale. Mi sono avvicinato all’atletica da ragazzino, marcia e mezzofondo le specialità praticate. Prima nel Gruppo Sportivo dei Vigili del Fuoco di Foggia poi nella FIAT OM Bari dove militava un giovane Pietro Paolo Mennea. Chi poteva immaginare che avrei ritrovato molti anni dopo Mennea non sulla pista, ma compagno di banco nella Commissione Cultura e Sport del Parlamento Europeo?  Così, sia pur al ritroso abbiamo avuto modo di approfondire un’amicizia. Il suo carattere lo portava a leggere le contraddizioni, ma la passione era risolutiva per la nascita di uno mondo dello sport ideale che era al centro delle sue aspettative.

L’esperienza sportiva e societaria, è stata, per me, un tutt’uno con un modello che è andato perduto. Quello che nasceva dalla scuola. Ricordo i Giochi della Gioventù, forse il più importante patrimonio di partecipazione sportiva di cui oggi non c’è traccia nell’impostazione del Ministero della Pubblica Istruzione e quindi il più grande rammarico da parte mia per una manca coniugazione fra gli effetti positivi dello sport e gli effetti ancora più positivi che la scuola può produrre.

Credo che questo sia uno dei nostri punti interrogativi più grandi ed il mio appello dopo venti anni di vita prima come Parlamentare Europeo e successivamente come Senatore, è quello che le Istituzioni abbiano ben chiaro che non può andare avanti il movimento sportivo di un Paese se non c’è una forte, intrinseca, matura connessione tra le strutture e le dinamiche dello sport e quelle dell’istruzione, questo è un fatto sicuramente chiaro che qualunque governante, anche negli anni futuri, sarà chiamato a riconsiderare e prima ancora di aprire la discussione sui modelli e cioè sul come fare occorre che emerga la coscienza di un imperativo “va fatto! ribadisco “va fatto sicuramente!” perché è impensabile che la pratica motoria e le attività di ricreazione non si pongano anche il fine di maturare e temprare il carattere dei ragazzi. Il tema sono obbiettivi misurabili e cioè la competizione; la competizione non è una parola che deve fare paura, anzi, è strategica per la maturazione del carattere e per l’inserimento da utilizzare in positivo.

Sei stato vice presidente del Parlamento Europeo, come l’Europa deve porsi verso lo sport?

In occasione del trattato di Lisbona si è individuato con chiarezza la dimensione europea del ruolo dello sport, che nel caso dell’Unione Europea è finalizzata soprattutto ad un ruolo di prevenzione perché come noto è una realtà di  500 milioni di persone, molte di una certa età, non solo giovani, questo significa che lo sport sia per gli uni che per gli altri acquista una rilevanza fondamentale perché la pratica sportiva allontana le cure di tipo invasiva ed è quindi anche elemento di salvaguarda dei bilanci pubblici con il fine di mettere le entità più rilevante di quei bilanci pubblici a disposizione delle nuove generazioni.

Lo sport è sul piano della caratura sociale e politica una leva indispensabile per chi voglia fare strategie di governo in una realtà così composita e complessa come l’Unione Europa, se in questo si legge lo sport quale tema di prevenzione della salute; non è ancora invece definita una strategia in tema di partecipazione di Unione Europea agli eventi dello sport, sia a livello agonistico che nei consessi internazionali quali ad esempio il Comitato Olimpico Internazionale.

Milano evidenzia da diversi anni una drammatica carenza nell’impiantistica sportiva, il tuo giudizio

Si condensano fattori che sono diventati caratteristi del rapporto fra sport ed Istituzioni, ma anche fra sport e città negli ultimi anni. Sono mesi che va avanti la discussione sullo stadio di San Siro ed il suo rifacimento perché evidentemente il livello d’interessi che questo scatena convince anche le amministrazioni ad occuparsene, molto meno ci si interessa dello sport dilettantistico, è un tema che riguardo non solo l’atletica, ma per esempio anche il nuoto, per esempio tutti quelli sport di cui l’Italia è da sempre dominus e che oggi non trovano nelle amministrazioni sponda. Piuttosto che affrontare la riflessione da un punto di vista di moralismo, dicendo vi preoccupate laddove ci sono i soldi, mi pare di leggere con chiarezza che qui c’è un problema pratico che va affrontato con spirito pragmatico cioè bisogna mettere insieme la dimensione della partecipazione sociale e la spettacolarizzazione di certe tipologie di pratica sportiva.

Vi è purtroppo troppo spesso la miopia di non capire che Il ristoro per le casse del Comune non è solo quello economico finanziario, ma anche quello di medio lungo periodo dovuto al fatto che tramite lo sport fai crescere sani migliaia e migliaia di persone, questo ti espone a valutazioni anche di carattere politico.

Diana Bracco ci affianca da diversi anni dandoci sostegno e grandi motivazioni

Diana Bracco è un’imprenditrice illuminata e moderna. Ben venga che, grazie a lei, una grande azienda si sia innamorata di questa partecipazione sociale e metta risorse a disposizione di sport come l’atletica dedicando particolare attenzione al “genere femminile”. Le istituzioni devono spendersi sempre più per convincere le aziende a emulare il percorso della Bracco, a seguire questa dimensione di applicazione del proprio bilancio sociale, cioè le Istituzioni possono contribuire a richiamare i grandi soggetti economici della nostra comunità così non solo da essere riconosciuti ed apprezzati, ma far capire che dietro questa logica c’è non solo il pensiero che tutti ricorderanno e si legheranno al tuo marchio , ma anche che quel marchio è un attore che promuove una dimensione della dinamica sociale come una vera e propria dinamica di comunità; cioè io Istituzione, Comune, Regione mi metto a fianco dei soggetti economici in un rapporto trasparente e aiutiamo la nostra gente a stare meglio ad essere una popolazione più forte, meglio preparata anche nelle circostanze difficili e soprattutto che è capace di condividere e mettere a disposizione di tutti elementi di grande positività.

Mi piace ricordare che il sostegno di Bracco consente una partecipazione, non dico alla pari con le risorse che hanno a disposizione le grandi società militari, ma comunque di mettere in campo quelle risorse fondamentali che fanno da volano per i talenti che la realtà di Bracco Atletica si propone di valorizzare, un esempio per non solo per l’atletica, ma per lo sport italiano.

Milano, 14 luglio 2020