MRN 1956 1600x680 - CONTROVENTO ....

CONTROVENTO ….

Proponiamo l’articolo “Controvento” di Renzo Fugazza pubblicato nell’album sociale 2020, è stato scritto prima di Natale, ma è attuale ancora adesso …..

E’ una giornata di metà Novembre…………., Novembre è un mese triste; a Milano con la nebbia che ti penetra nelle ossa e quel cielo grigio è ancora più triste. D’altronde cosa ti puoi aspettare da un mese che inizia con la festa di Ognissanti per poi passare subito ai morti ed ai caduti in guerra; un mese dove le giornate si fanno sempre più corte e l’estate è ormai solo un ricordo lontano. A Novembre non ci sono gare e gli allenamenti si fanno pesanti. E’ il momento di “caricare”, di “mettere fieno in cascina” per preparare la prossima stagione agonistica. Devi solo sperare che Novembre passi in fretta, che arrivi presto Dicembre.

Dicembre è tutta un’altra cosa; a Dicembre si addobba l’albero e si fà il presepe in casa, arriva subito S. Ambrogio e l’Immacolata con la fiera degli “o Bei o Bei” con le frittelle e le collane di castagne, l’artigianato in fiera con le bancarelle etniche ed i sigari cubani. A Dicembre si accendono le luminarie e le strade brillano di mille colori, la gente corre alla ricerca dei regali, quello bello, quello utile, quello economico (tanto basta il pensiero). A Dicembre c’è la festa della Bracco Atletica con i filmati, le foto e l’annuario, e il discorso di Angelotti che ascolti in religioso silenzio.

Poi arriva il Natale con la messa di mezzanotte ed il pranzo in famiglia, la foto alla tacchina ripiena che dopo l’antipasto e i ravioli nessuno mangerà e che ti porterai dietro per almeno una settimana. Il panettone per i più tradizionalisti e il pandoro per le nuove generazioni, che da quando li mangi con la cremina al mascarpone ti mettono un’acidità di stomaco che la sera ceni con due Malox.

Dicembre finisce con il capodanno. Grande cenone con gli amici, il cotechino con le lenticchie e poi a mezzanotte tutti sul balcone con il cappotto ed il bicchiere in mano a vedere i fuochi. C’è aria di festa, tanti abbracci e scambio di auguri per un anno nuovo pieno di aspettative, di progetti, di promesse.

Ricordo che è stato così anche lo scorso anno……..Si, va bene, lo sapevamo che il 2020 era un anno bisestile, ma non è che tutti gli anni bisestili debbano per forza portare cose brutte………

 

Ma torniamo a noi…………..E’ una giornata di metà Novembre, è tutto il giorno che sono chiuso in casa, sono stanco e annoiato. Basta, ho deciso, esco a fare una passeggiata, sta scendendo la nebbia ma indosso la mascherina e scendo in strada. La passeggiata è considerata attività fisica e, secondo l’ultimo Decreto Legge per le zone “rosse”, è permessa “in prossimità” della propria abitazione. Quantificare il termine “in prossimità” è assolutamente soggettivo; saranno i 200 metri di aprile o si può osare di più? Certo che mi sono stancato di fare i giri dell’isolato, di scansare le solite persone che portano fuori cani stanchi dalle troppe uscite giornaliere. Oggi oso di più, arrivo fino al campo sportivo.

M’incammino, un occhio al marciapiede e l’altro alla strada a controllare che non passi una pattuglia della polizia locale. In tasca ho il modello di autocertificazione, debitamente compilato e firmato, manca solo la data. Sul modello è scritto che vado a fare la spesa, ma vicino al centro sportivo non ci sono supermercati, e nemmeno negozi.

Furtivamente arrivo a destinazione.

Stà facendo buio; da quando è entrata in vigore l’ora solare viene buio sempre troppo presto.

Il parco è aperto, il servizio di guardiania mi saluta un po’ stupito di rivedermi dopo due settimane di lockdown.

Mi siedo su una panchina di fronte alla pista di atletica, i riflettori sono spenti e il campo è desolatamente vuoto.

Chiudo gli occhi e provo a immaginarmi il parco in un altro momento.

E’ primavera, il clima è quello giusto quando non fa né troppo caldo né troppo freddo, quando il cielo è azzurro e il parco si rianima con tanti bambini che tornano a giocare e correre sui prati. Mi rivedo in pista, cronometro nella mano a prendere tempi di ripetute e recuperi. Vedo i miei atleti correre e impegnarsi per migliorare anche solo di qualche centesimo il loro record sui 100 metri. Quanti anni passati su questa pista.

Ora quegli atleti sono cresciuti; sono diventati uomini e donne, sposati e con figli. Alcuni di loro hanno preso il mio posto in campo e continuano a trasmettere la passione per l’atletica. Continuano ad insegnare ai giovani valori fondamentali nello sport così come nella vita.

Ora si sono inventati allenamenti on-line, incontri su “zoom” per continuare ad impegnare i ragazzi anche in questo momento delicato, dare loro degli appuntamenti fissi, non farli sentire abbandonati a loro stessi. Allenamenti da svolgere in salotto utilizzando come attrezzi una funicella, una sedia, un manico di scopa. Io non ci sarei mai riuscito.

Che bei momenti. Eravamo fortunati e non lo sapevamo. Avevamo tanto e ci sembrava di non avere nulla.

Riapro gli occhi e rivedo il campo deserto avvolto dal buio e dalla nebbia.

Ecco, forse qualcosa di buono questo Covid-19 potrebbe lasciarcelo. Potrebbe insegnarci ad apprezzare di più e meglio quello che abbiamo, tanto o poco che sia. Ci potrebbe insegnare a vivere con più serenità i momenti della vita, a ritrovare in ogni cosa che facciamo un’emozione positiva.

La pandemia prima o poi passerà. Ha fatto e farà ancora danni, ma passerà. Lo dicono la storia, la scienza e il buon senso. Torneremo alla normalità, a tutte quelle cose che davamo per scontate e che adesso ci mancano: l’allenamento, la scuola, il lavoro, una cena in famiglia o con gli amici, una passeggiata, un pic nic sull’erba, persino il mese di Novembre. Tutte cose semplici ma che ora ci sembrano importanti e fondamentali.

Chissà, forse questa pandemia potrebbe addirittura renderci migliori.

Si è fatto tardi, è meglio che torni a casa…………, un occhio al marciapiede e l’altro alla strada a controllare che non passi una pattuglia della polizia locale.

Milano, 30 marzo 2020